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PER FAR CRESCERE L'ITALIA BISOGNA INVESTIRE AL SUD


E' ben noto a tutti il famoso divario economico Nord Sud del nostro paese e la storica "Questione Meridionale" che risale alle politiche post unitarie di deindustrializzazione del nostro Mezzogiorno. E' altrettanto nota a tutti la asfittica crescita del PIL Italiano da oltre un decennio rispetto alle altre economie avanzate. Detto questo ad oggi nessun governo pone sufficientemente l'attenzione all'importanza che avrebbe un rilancio del PIL del Mezzogiorno sulla ripresa economica dell'intero paese. Difatti mentre le regioni settentrionali hanno un PIL che che varia dai 43.300 di Bolzano ai 37.300 della Lombardia ai 32.000 del Veneto, tutte ben al di sopra della media UE anche del 43% come nel caso di Bolzano, al Sud ci sono regioni come la Calabria e la Sicilia con un PIL rispettivamente di 17.100 € e 17.500 € ben al di sotto della media UE del 35-40%. Il nostro Mezzogiorno è un area pari a circa un terzo in termini territoriali e di popolazione dell'intero paese, pertanto un suo incremento del PIL genererebbe un beneficio nazionale non indifferente atteso il fatto che come è ben noto anche ai non esperti di economia, è molto più semplice fare grandi performance di incrementi del PIL quando si parte da numeri più bassi rispetto a economie già mature e con numeri più alti. E' questo il segreto delle economie emergenti e dei paesi in via di sviluppo, ed è stato anche questo uno dei segreti della crescita poderosa e costante della Germania che nonostante fosse già una ricca economia, ha fortemente investito nel suo "sud" ovverosia la ex DDR, assicurandosi, anche in questo modo, grossi incrementi del PIL (la Germania investe circa il 5% del proprio PIL nella ex Germania dell'Est). In Italia invece si sono da sempre privilegiati interventi assistenzialistici, che non hanno portato reali benefici al Meridione. Basta osservare le infrastrutture meridionali ed i minimi investimenti fatti ad oggi, l'alta velocità è ferma a Salerno, in treno attualmente da Napoli a Bari ci vogliono circa 3 ore, per non parlare di come raggiungere la Calabria o la Sicilia. Nelle Isole la situazione è ancora più drammatica, di fatto non esistono ferrovie in Sardegna ed in Sicilia. Allo stato dei fatti, con una così marcata carenza infrastrutturale, è molto difficile attrarre investimenti, questo GAP logistico infrastrutturale rende davvero difficile il poter competere con altre regioni italiane ed europee, con conseguente carenza di investimenti esteri e maggiori costi per le attività imprenditoriali esistenti. Allora invece di continuare ad investire in opere inutili, come probabilmente lo è la TAV, su tratte economicamente irrilevanti, bisognerebbe dirottare parte gli investimenti in quelle aree che ne hanno realmente bisogno e ne sono sprovviste. Secondo diversi studi per ogni incremento del PIL del Mezzogiorno di 1 punto percentuale, il PIL del Nord cresce dello 0,4 netto considerando l'incremento dei consumi interni del Mezzogiorno rispetto ai prodotti del Nord che deriva dall'aumento dei redditi dei cittadini delle regioni meridionali. Questo effetto di crescita generale è innescato da un investimento che al pari del medesimo in area già sviluppata, ha un effetto maggiormente positivo perché impatta su una base di PIL molto più bassa e pertanto con un incremento percentuale più alto. In estrema sintesi 100 milioni investiti in infrastrutture (ovviamente) UTILI, hanno un effetto sul PIL maggiore se spesi al Sud rispetto che al Nord grazie proprio al famoso divario che può essere una opportunità.

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